sabato 6 novembre 2010


Tra gli artisti fondatori del gruppo, il più equilibrato fu Erich Heckel ed il suo pacato modo d’essere appare sempre nella su ininterrotta produzione artistica. La sua visuale è sempre alta e lo sguardo scorre sopra il paesaggio perdendosi all’orizzonte dove i contorni delle case ci lasciano immaginare il senso dell’ampiezza dietro di loro. I paesaggi heckeliani sono dunque ampi e il pittore accompagna l’ondeggiare del terreno scivolante lungo i pendii delle dune e delle colline. La sua devozione artistica per la natura porterà ad un ritorno dell’arte strettamente collegata alla realtà, senza accentuazioni ne dettagli, lasciandoci cogliere l’essenziale. La rappresentazione spaziale è fondamentale per l’artista, che anche nelle rappresentazioni d’interni, allarga l’orizzonte oltre i limiti fisici della tela. Le figure trovano lo spazio per una loro esistenza libera: in

Cavallerizzo al circo, 1914, i personaggi del circo svolgono i loro giochi entro l’ampia pista circolare o sotto la vasta cupola della tenda. Lo spazio, dunque, accentua la disposizione e l’attenzione per le figure.

I tratti dei soggetti sono simili, pochi e naturali sono i movimenti. Sono gli uomini di Heckel che, occupati di se stessi, non cercano contatti con patners esterni, non trovano alcuna relazione.

La conferenza, 1914, ove il rapporto tra l’atto del parlare e quello dell’ascoltare vincola tra loro i presenti e pur lascia ciascuno di essi come a sé stante, quasi sprofondato in sé. Certo questo atteggiamento meditativo è l’elemento più caratteristico delle immagini heckeliane. E questa mancanza di uno stretto legame permane pure nel paesaggio, dove uomo e natura rimangono

nettamente separati l’uno dall’altra. In nessun altro componente del gruppo della Brucke i caratteri stilistici originari sono rimasti così inalterati come in Heckel: nel rapporto con il reale e nella valutazione del suo significato è rimasto sempre coerente.

Si può valutare l’opera pittorica di Heckel dal periodo della “Brucke”, vale a dire fino al 1913, soltanto tenendo conto di alcuni presupposti. Troppi suoi dipinti non hanno resistito alla iconoclastia nazionalsocialista e alle bombe cadute nel 1944 sul suo atelier. I dipinti ad olio di Heckel mostrano la pastosa colorazione impressionista, caratteristica di tutti i pittori della Brucke. Heckel prende i colori direttamente dal tubetto, senza diluirli, e li applica con brevi pennellate sulla tela. Le prime opere vennero in seguito dipinte nuovamente su cartone e solo quando passò alla tela le stesura del colore si fece più generosa, le tonalità le una accanto alle

altre ma che lasciano intravedere lo sfondo. In tal modo Heckel accentua le potenzialità espressive delle singole tonalità, rimanendo allo stesso tempo fedele all’intento di non lasciare mescolare i colori dall’occhio umano, come avviene, invece, nell’impressionismo. La colorazione conferisce a tutto il motivo un movimento simile ad un luccichio. Sopra il cielo è sorprendente, scomposto in molteplici tratti ritmicamente movimentati. Nel 1907 Heckel si recò a Dangast per dipingere, insieme a Schmidt-Rottluff; il dipinto fabbrica di laterizi, 1907, viene considerato un’opera chiave. Heckel rafforza il tratto impressionistico a macchie e lo trasforma in superfici. L’effetto di contrasto tra i colori assume qui un significato centrale; il motivo risulta infatti determinato dal forte contrasto di colori complementari: il rosso delle tegole ed il verde del prato in primo piano. Nell’opera pittorica di Heckel dominano fino al 1908 i paesaggi, spesso raffigurazioni di fattorie isolate, nella zona intorno a Dangast. È proprio attraverso i paesaggi che possiamo

ricostruire con sicurezza l’evoluzione stilistica di Heckel fino all’espressionismo. In case rosse, 1908, Heckel ormai ha raggiunto quest’ultimo stadio. Il motivo e la scelta dei colori rimanda al precedente fabbrica di laterizi. Essendo l’obiettivo dei pittori della “Brucke” fissare le impressioni trovate in rapide pennellate, per rendere tale intento era necessario rendere morbida la materia dura prelevata dal tubetto. A questo scopo Heckel sperimenta diversi diluenti, tra i quali la benzina. Solo così riesce ad ottenere la desiderata piattezza non illusionistica del colore, su cui risalta particolarmente la carica espressiva delle tonalità pure. Di nuovo utilizza il contrasto complementare creato dal rosso e dal verde, nel quale entrambi i colori acquistano luminosità l’uno dall’altro. In case rosse un sentiero conduce al margine inferiore del dipinto, attraverso estesi prati verdi, fino ad una masseria composta da diversi edifici. Come un filo rosso il sentiero si snoda orizzontalmente per tutta la larghezza del formato. Dietro gli edifici spuntano alberi alti e

folti ed il cielo, una superficie azzurra, diventa visibile solo sul margine superiore. I colori sono racchiusi in ampie superfici separate tra loro da un contorno nero incompleto, appena schizzato. Nel periodo di Dresda, fino al 1919, si trovano quasi esclusivamente raffigurazioni di nudi, la maggior parte di questi eseguiti in studio. Bagnanti nel canneto, 1909, rappresenta un gruppo di bagnanti nudi, in primo piano, che si muovono l’uno verso l’altro. Soltanto un uomo si mantiene in disparte; si trova completamente sul lato sinistro. Heckel ha voluto separare questa figura dalle restanti centrali non solo dal punto di vista spaziale ma soprattutto cromatico, ossia tramite il rosso del corpo. Il verde delle piante lo circonda e ne risalta il colore rosso, con un tratto rapido e mobile, le forme vengono riassunte grossolanamente. Questo diventa particolarmente evidente nelle figure umane, caratterizzate solo dai contorni, mentre

le forme interne vengono semplicemente riempite di colore. In tal modo Heckel priva di individualità i personaggi ma non manca comunque nel suo intento, che è anche quello della “Brucke” di riconciliare l’uomo con la natura. Nel 1911 Heckel si trasferisce a Berlino e, pur essendo comunque il suo tema centrale, il nudo femminile delle sue rappresentazioni muta il tono. Il giorno di vetro, 1913, ha la stessa tematica del bagnante nudo, ma mette in evidenza il mutato approccio alla forma ed al colore. Infatti l’influsso dei futuristi e dei cubisti che aveva conosciuto a Berlino, apportò importanti modifiche. Si tratta di un dipinto ad olio eseguito con colori fluidi. Le morbide linee decorative, che fin0ora avevano racchiuso le forme, hanno lasciato il posto ad un tratteggio rettilineo ed angolare che dà luogo alle forme cristalline, incastonate le una alla altre, di cui è composto il motivo. La colorazione blu lucida dell’acqua e del cielo domina l’intera rappresentazione e sembra penetrare anche tutti gli altri elementi: il nudo femminile in

primo piano e la costa ripida sullo sfondo. Con il cromatismo freddo della rappresentazione, con la cristallizzazione degli elementi formali e con il tema del rispecchiamento, Heckel si allontana dal colore come apportatore di significato della sua pittura ed approda ad una resa della luce e dello spazio immateriale che penetra la superficie cromatica. Gli anni di Berlino apportarono importanti cambiamenti nei ritratti e nelle rappresentazioni della figura umana, sia per quanto riguarda la struttura formale, che per quanto riguarda il cromatismo. Heckel rinuncia alla pennellata leggera, mentre la colorazione chiara, perfino allegra, si incupisce. Contorni marcati, spigolosi e scuri, continuano a dare forma alle figure. La forza espressiva dei colori complementari dei suoi dipinti lascia il posto ad una tonalità tutt’altro che appariscente, dominata dalle gradazione del nero, marrone e verde. Per quanto riguarda la raffigurazione dell’essere umano, gli allegri motivi di una volta si sono trasformati nella raffigurazione del dolore, dell’angoscia, della malattia e della morte.

Grande mutamento si ebbe in lui nel 1914, con la guerra mondiale: nei paesaggi marini di Ostenda la natura è ritratta con una nuova imponenza, sembra travolta da violenti tempeste, i contorni degli alberi sono acuti e taglienti, la luce del sole scomposta in prismi. In Le chiuse dell’Alster a Mellingburg, 1913, s’avvertono da lontano, degli elementi dovuti al cubismo, anche se essi si limitano alla restituzione formale. La guerra spinge Heckel ad una nuova

interiorità, che si coglie tanto nelle sue immagini umane, tanto nei paesaggi. Successivamente l’arte di Heckel conosce una fase più tranquilla e serena dove il paesaggio si apre in ampie volute, l’elemento tipico appare in tutta la sua purezza, il colore si fa più luminoso e i toni più graduali e moderati subentrano alle scure luci violente. Negli anni venti si avvicina all’esperienza immediata del reale: lo spazio è restituito nella sua illusionistica profondità e la figura umana diventa più plastica e ricca di sfumature, oltre che i dettagli e i volti. L’acquerello, anche di piccolo formato, con la sua più pacata capacità espressiva fu veramente congeniale per la sua arte.




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