sabato 6 novembre 2010

Max Pechstein fu l’unico tra i componenti della “Brucke” ad avere una formazione accademica e all’interno del gruppo ha sempre occupato un ruolo marginale per una diversa origine sociale. La loro incuranza per le regole compositive e la libertà nell’uso dei colori divennero per Pechstein modello ideale. Il dipinto Natura morta con alchechengi e peperoncini, 1906, mostra chiaramente lo stato di evoluzione artistica dell’artista . Per conferire espressività all’immagine si serve di un intenso cromatismo e di una stesura del colore pointellistica, ma l’impostazione classica della natura morta, l’attenzione naturalistica al particolare e la precisa rappresentazione dei vasi, che tiene conto dei riflessi della luce e delle ombre, dimostrano come egli

sia tuttora ancorato alla sua formazione accademica.

In Pechstein si ritrovano gli stessi temi degli altri componenti della Brucke, ossia nudi e ritratti, scene di bagni e paesaggi, diverso rimane il modo di stendere il colore e l’uso dei contrasti, come appare particolarmente evidente nei ritratti. Qui si distacca ancor meno dal modello naturalistico: una perfetta rappresentazione, anatomicamente corretta, del corpoe un’impostazione prospettica dello spazio sono assenti solo raramente. Come se avesse voluto dar prova della sua abilità, spesso nelle sua rappresentazioni ritrae figure dall’alto o dal basso e mostra la sua capacità di ridurre le dimensioni senza deformare i corpi. Ragazza in rosso sotto il parasole, 1909, rappresenta una donna che siede su una sedia, dietro ad un tavolo disposto obliquamente sulla sinistra. Il braccio sinistro poggia con leggerezza sul tavolo, la mano destra tiene un parasole aperto, appoggiato sulla spalla destra. Ma è il rosso sovrano a balzare a

ll’occhio dell’osservatore ancor prima del motivo del dipinto: tovaglia, blusa e parasole sono nella stessa tonalità di rosso ed occupano due terzi dell’intera superficie. Ma il colore non arriva a svincolarsi dall’oggetto, non acquista un valore autonomo, come invece è caratteristico nell’Espressionismo. È infatti ancora la forma e non il cromatismo a determinare la costruzione del motivo. Il corpo della giovane donna non è deformato in funzione dell’espressività; anche la fedele rappresentazione dell’ombrello rosso, arcuato e rigonfio, tradisce la formazio

ne accademica di Pechstein. Il tappeto a macchie sullo sfondo, nelle tonalità giallo e verde rende difficile stabilire la collocazione del motivo. Il dettaglio con lo sfondo con funzione puramente ornamentale si ritrova in maniera analoga negli affreschi etruschi, dai quali Pechstein sembra aver trovato ispirazione.

Nell’opera Plain air

, 1910, è evidente come i suoi dipinti estivi corrispondano in modo particolare allo stile della Brucke, con i suoi consueti paesaggi e bagnanti; qui abbandona la rappresentazione prospettica dello spazio a favore di una superficie dominata dal contrasto di colori puri non mescolati. Ne nascono delle immagini eseguite con pennellate spontanee e nervose, con le quali vengono riportate sulla tela in maniera immediata i turbamenti del giovane artista di fronte al suo motivo. Sulla tela sono raffigurati sei nudi maschili e sei nudi femminili che giocano e parlano l’un l’altro liberamente, all’aria aperta. Pechstein ne ha soltanto abbozzato i corpi, contornandoli velocemente, i volti sono appena accennati con semplici linee; nella rappresentazione del paesaggio, del prato e degli alberi, le forme vengono racchiuse in contorni neri, eseguiti con pennellate morbide e le

ggere. Anche all’interno delle forme il colore non è steso in maniera piatta ed uniforme ed il cielo mostra la capacità di Pechstein nello sfumare il verde ed il blu in ritmiche bande cromatiche. Il suo dipinto si distingue per il suo tratto morbido e decorativo e la rinuncia ai forti contrasti creati da colori complementari stesi in modo piatto.

Anche nell’opera di Pechstein, come in quella di Heckel e Schmidt-Rottluff, è ravvisabile un mutamento formale. L’allegria decorativa di scene di bagni ai laghi, è andata perduta. I nudi sono in armonia con la natura. Come giganteschi corpi statuari stanno l’uno accanto all’altro senza alcun rapporto reciproco. La pittura di Pechstein pone ora nuovamente in evidenza la plasticità dei corpi. La colorazione luminosa dei primi motivi ha

però ceduto il posto al freddo contrasto creato dall’ocra della spiaggia e dall’azzurro grigio dell’acqua. Non è possibile stabilire con assoluta certezza se anche in Pechstein il mutamento formale sia da considerarsi come una percezione dell’imminente catastrofe.

Dopo che le sue opere furono respinte per l’esposizione primaverile della “secessione Berlinese”, Pechstein aveva fondato la “Nuova Secessione” assieme a Tappert e dopo varie incomprensioni fu costretto a lasciare la Brucke. In seguito si lanciò nella navigazione dei mari del sud, come avevano già fatto Gaugain e Nolde, andando a vivere alcuni anni a Palau. Ma la sua condizione di felicità assoluta non durò molto in quanto fu travolto dalla guerra da cui non riuscì più a riprendersi.

L’ opera più importante su questo tema è Palau, 1917, un trittico che racchiude in se diverse scene, come una grandiosa immagine panoramica. Sull’anta sinistra è raffigurata una famiglia indigena con il padre, la madre ed il bambino. La parte centrale è anch’essa dominata da un gruppo di tre persone, sedute, rivolte verso le tre figure maschili sulla barca dell’anta destra. Anche nella rappresentazione degli elementi, acqua, terra ed aria compare la triade che caratterizza tutto il motivo. Si riallaccia al trittico religioso, con un pannello centrale e due ante. Nel 1922 Pechstein si trasferì a Leba dove trascorse le sue estati e dove la sua pittura si fece più narrativa, dall’osservazione giunge al dettaglio, il cromatismo si fa più tranquillo, dolcemente modellato e più ricco di gradazioni. Pechstein continua a rifiutare gli aggressivi contrasti di colori complementari. Dal 1918 in poi fonda il Consiglio di lavoro per l’arte, divenne membro della Lega per i Diritti umani e si adoperò a favore della Repubblica Sovietica. Pechstein fu certamente tra i primi che, dopo il 1933, scontarono il clima di terrore del regime nazista.

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