sabato 6 novembre 2010




L’espressionismo

della Germania Settentrionale.

La mappa geografica immaginaria dell’espressionismo tedesco marca diverse città e regioni di particolare importanza. La comunità di pittori “Die Brucke” ha fatto di Dresda la città principale. Per quanto riguarda Monaco, il suo polo opposto, non è possibile parlare di un gruppo con un proprio programma teorico. Gli artisti si ritrovarono essere usciti dalla “Nuova associazione degli artisti di Monaco”, in un circolo di amici costituitosi intorno all’equipe redazionale dell’almanacco Der Blaue Reiter.

Un’esposizione alla Galleria Arnold di Dresda aveva richiamato l’attenzione dei membri della Brucke, nel 1906, sull’opera di Nolde. Lo invitarono a partecipare al loro gruppo e Nolde vi aderì, rimase membro per un anno e partecipò alle loro esposizioni. Quando poi, nel 1907, essendo sua moglie Ada ricoverata in una clinica di Dresda, si stabilì per un certo tempo in questa città entrando nuovamente nel gruppo di pittori della Brucke ma alla fine dell’anno si separò, in quanto il suo spirito era solitario ed estraneo ad ogni spirito di gruppo. La vita e l’opera di Nolde sono caratterizzate dalla chiarezza delle finalità che si propose, dalla schiettezza con cui credeva nella missione dell’artista, che imponeva ad ogni lavoro artistico un alto senso di disciplina morale. La sua origine a

veva impresso nel suo modo di essere, di pensare, di agire, una traccia più forte di quanto non fosse avvenuto presso i contemporanei pittori tedeschi. Il mondo della Germania del Nord, l’esperienza della gioventù, la tradizione spirituale del suo paese d’origine, furono i motivi chiave della sua vita.

La sua vita artistica partì da un lavoro in una bottega di artigianato e in seguito in fabbriche di mobili. I primi lavori artistici di Nolde furono acquerelli delle montagne elvetiche, ritratti, disegni acquerellati di vecchie case di San Gallo. Una nota tutta personale egli conferì alle caricature ad acquerello delle montagne svizzere, in cui riproduceva la natura in figurazioni grottesche. In seguito a diversi viaggi in Francia, Monaco, Berlino, la sua arte non ne uscì modificata fino al 1901 in cui nacquero opere che presentavano da un lato paesaggi e uomini sulla terra, dall’altro coglievano temi fantastici. Realtà e fantasia furono i due poli tra i quali l’arte di Nolde doveva rimanere tesa per tutta la vita: ma la realtà si allargava e sublimava in fantasia, la fantasia trovava attendibilità nelle immagini. “ quando più ci si allontana dalla natura e tuttavia si rimane naturali, tanto più l’arte è grande”: questa asserzione di Nolda è una chiave per comprendere tutta la sua opera e ne abbraccia il doppio aspetto nella fusione di fantasia e verità, indicando la duplice fonte dell’arte noldiana : osservazione naturalistica e visione.

I mezzi stilistici di questi anni Nolde li attinse prevalentementedall’Impressionismo. Portò comunque avanti le sue originarie caratteristiche attribuendo maggiore intensità al colore e animando la sua scrittura con una fitta rete di brevi, energiche, pennellate. La forza ed il temperamento pittorico sono essenziali per la sua arte, infatti la riflessione, la meditazione, le considerazioni teoretiche sulla sua opera gli furono sempre estranee. Nella consonanza con la natura e con la sua terra, nell’approfondimento della propria esperienza, l’arte di Nolde mostra una propensione verso le più semplici forme di vita, per il mondo primitivo; così i suoi paesaggi furono sempre paesaggi primordiali e le sue figure presentano esclusivamente caratteri essenziali. Elemento essenziale per Nolde fu la scoperta di figurazioni fantastiche nelle immagini delle nubi e delle onde. La natura diviene immagine e, di contro, l’immagine viene assorbita ancora dalla natura.

Anche la forza espressiva del colore ed il valore emozionale del disegno e della composizione furono intesi da lui in senso metaforico. Nel 1905, durante un soggiorno in Sicilia, realizzò Piazza San Domenico II, Taormina, facendo tesoro del tema dei giardini e dei fiori che aveva scopertodurante un suo soggiorno ad Alsen qualche anno prima, ed il colore raggiunse una forte carica espressiva, determinante per l’arte Espressionista. La tela presenta delle pennellate più libere che scorrono dense e pastose lungo l’intero motivo, conferendo alle forme ed al luogo, agli alberi e agli edifici lo stesso movimento scintillante. Tutt’altra cosa il cromatismo. La forte carica espressiva, che aveva acquisito precedentemente, non fu raggiunta in quest’opera.

Durante il suo breve sodalizio con la Brucke, realizzò Giardino di Fiori, 1908,
dove il colore è steso
come uno spesso strato a macchie che rinuncia all’illusione della profondità a favore dello spazio piatto. Non sono più le fitte e brevi pennellate a privare le forme della loro staticità e a conferire all’immagine un movimento ottico, ma è soltanto l’effetto del contrasto di colori puri, addossati gli uni agli altri, ad assicurare al motivo quella sua espressività vitale ed estetica.

Nel 1909, Nolde lavorò intensamente per il suo dipinto L’ultima Cena, tema religioso frequente nei suoi dipinti. In una serie di disegni completati ad acquerello, l’artista aveva preparato le teste degli apostoli, cercando l’espressione tipica e la forza della semplificazione. Nel quadro il gruppo degli Apostoli con il Cristo è costretto in uno spazio assai limitato; la serie delle teste e l’espressività dei gesti sono cariche di significato; la rinuncia ad ogni particolare dispersivo, la riduzione alla più semplice forma di rappresentazione, mostrano che l’artista si è affrancato da tutti i ricordi espressionistici. Ma l’elemento essenziale di questo mutamento stilistico sta soprattutto nell’uso del colore, che diventa mezzo espressivo dominante la cui “vita” viene intimamente accentuata dalla luce esterna. Chiarezza strutturale, immediatezza dei contrasti, sobrietà di linguaggio ne fanno un opera davvero monumentale. Un altro tratto caratteristico di Nolde appare per la prima volta in questo quadro: la disciplina con cui dominava ogni suo lavoro artistico, per quanto forte potesse essere l’emozione creativa. Lungi dal costituire un elemento di disturbo, questo controllo protegge Nolde da ogni casualità. Come il colore è ora usato nel suo senso proprio, così lo spazio, non più profondità, è inteso nel suo valore più intimo. La vicinanza e la distanza tra le figure, non dipende più dalla composizione o dalla rappresentazione di un azione, quanto dall’interpretazione del contenuto. La forma è precisa, il segno sicuro. Dimenticata la vibrazione della superficie tipica dei primi quadri, si presenta ora il netto contrasto tra l’oggetto ben determinato e lo sfondo indistinto.

Dal 1909 Nolde si distacca fortemente dall’Impressionismo per ritrovare grande libertà nella tematica, nei paesaggi e nelle figure che d’ora in poi trovano grande carica espressiva. La novità è stata apportata da una nuova posizione rispetto ala realtà che Nolde ha acquisito dopo aver trascorso alcune settimane nel porto di Amburgo, scoprendo atmosfere e paesaggi semplici ed essenziali, allo stesso tempo. Diede vita a numerose acqueforti e gli oggetti furono rappresentati da un segno, libero da dettagli e cromaticamente studiati.

Nel Rimorchiatore sull’Elba del 1910 mostra questo raffinamento cromatico. Ora Nolde rinuncia alla realtà oggettiva, abbracciando le sue immagini in una forma di unità interiore e con ciò dotandole di una nuova forza suggestiva, con una tensione destinata ancora ad accentuarsi nei quadri e negli acquerelli ispirati alla vita notturna di Berlino e composti nell’inverno tra il 1910 e il 1911. Nolde cercava delle parvenze che in se stesse contenessero espressività; ogni disegno, ogni acquerello, ogni quadro diventa l’avventura della traduzione dell’elemento ottico in una forma piena di tensione. Nel dipinto

Al caffè, le superfici del colore rosse e gialle, conferiscono al motivo una radiosità cangiante, quasi allucinante. La figura seduta a sinistra, in primo piano, con il suo abbigliamento scuro, mette maggiormente in rilievo la carica espressiva dei colori chiari. All’imponente figura maschile, corrispondono come contrappeso le figure femminili sedute al tavolo con una seconda figura maschile. Tutte le persone raffigurate siedono tranquille, rilassate, eppure l’immagine possiede un notevole euforismo interno, accentuato dal cromatismo aggressivo. Gli sguardi con i quali gli uomini osservano la donna sembrano volere un approccio che la donna timidamente avverte, abbassando la testa. Nolde si addentra in un mondo a lui sconosciuto ma che riesce sapientemente ad esprimere da osservatore diretto.

L’affiorare della vita nascosta in ogni apparenza visibile portò Nolde ad interessarsi ad Ensor. Infatti raggiunse il Belgio per conoscere la sua arte. I soggetti di Ensor sono maschere esotiche, nature morte rese con la tecnica dei popoli primitivi per cui il colore acquistava sempre più un significato simbolico.

I viaggi di Nolde, intrapresi dal 1914 in poi, alla ricerca di paesaggi esotici e primordiali, intensificavano sempre di più la sua arte di particolarità e ricchezza cromatica. Componeva sempre sulla traccia della memoria e si liberava così dalla forza delle sue impressioni. Così la sua arte continuò ad evolversi sino alla fine della sua vita: la sua opera si basò solo ed esclusivamente sul suo rapporto con la natura e l’uomo.

Vd. Maschere e dalie, 1919, la leggenda di S. Maria Egiziaca, 1912, Porto mediterraneo di notte, 1930.


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