Casa più grande e più costosa del mondo Completato
Il "più verde di tutti gli edifici" è stato completato recentemente a Mumbai, in India. La casa Antilia, che ha presentato il suo primo rendering poco più di due anni fa è diventata una realtà spaventosa, egregiamente vanta 27 piani a 568 metri di altezza, con una superficie complessiva di oltre 398.000 metri quadrati di spazio vivente. Quello che a prima occhiata appare e suona come un grattacielo tipico è lontano da esso - il Antilla è in realtà un miliardo dollari casa di famiglia costruita per l'uomo più ricco dell'India (e quarto uomo più ricco Forbes '), Mukesh Ambani, sua moglie e tre figli. Costruito all'interno di un paese stima che un terzo della popolazione più povera del mondo, il Antilia esemplifica davvero la malattia di un consumo eccessivo spreco estrema, e di vita insostenibile che sta permeando la società di oggi.
Il Antilia è il prodotto di una collaborazione tra architettura imprese Perkins e Will Hirsch Bedner Associates. L'edificio, che ha preso quasi tre anni per completare, ospita 27 racconti, che sono tutt'altro che modesti. La torre sarebbe infatti tenere per 60 storie, aveva Ambani costante per i soffitti di altezza standard, anziché optare per un eccezionalmente alto dal pavimento al soffitto programma. L'edificio è attualmente in Mumbai Altamount Road - prime immobiliari della metropoli densa - che sovrasta le strutture circostanti meno della metà le dimensioni.
La casa contiene un centro benessere con palestra e una sala da ballo, una piscina, una sala da ballo, le stanze, una varietà di sale, e un cinema da 50 posti. Tre eliporti sono stati installati sul tetto, e un parcheggio per 160 veicoli si siede al piano terra.Chiaramente lo spazio di più di un governante, o staff completo in grado di gestire, la famiglia Ambani ha impiegato un organico di 600 a tendono a casa!
Mentre il Antilia inizialmente si commercializzati come uno degli edifici più verdi al mondo, non a caso, l'elemento singolare ritratto in primo verde il rendering iniziale è tutt'altro che evidente. L'immagine raffigurante una volta una struttura coperta di fogliame verde, è stato infatti sostituito da una visione della geometria acciaio Stark impilati verso il cielo. Gli esperti dicono che nessun altra proprietà privata di dimensioni comparabili e risalto esiste in tutto il mondo.
Esplicitazione delle ipotesi elaborate negli anni precedenti sul tema della città, il Dutch Pavilion è stato anche uno degli emblemi principali della vitalità di questo studio e della carica innovativa con cui dagli anni '90 i suoi componenti hanno iniziato a confrontarsi con i temi della nuova urbanità. Il linguaggio dell'architettura si è posto qui come un tramite, un filtro attraverso cui prospettare nuove soluzioni ai problemi dell'inquinamento, dell'esaurimento delle risorse naturali, della congestione e della vivibilità dei nostri centri urbani.
Anche dal punto di vista formale, il padiglione ha enfatizzato il rapporto naturale-artificiale, attraverso l'accostamento e la sovrapposizione di materiali opachi e trasparenti, di verde e tecnologia, di apertura e chiusura verso l'esterno.
In questo "assemblaggio" ritroviamo anche il linguaggio proprio dello studio MVRDV, che negli anni '90 ha sviluppato tipologie costruttive basate sull'accostamento e sulla combinazione di elementi differenti. Ma ad Hannover, ad essere celebrata è stata soprattutto l'architettura del paesaggio, insieme alla sua funzione peculiare di forgiare l'ambiente.
La struttura del padiglione si caratterizzava, infatti, per la sovrapposizione di sei modi di essere del paesaggio.
Dal piano terra, il "dune landscape" conduceva al "greenhouse landscape", spazio il cui la natura, e soprattutto la produzione agricola, mostravano il forte legame con la vita, anche nel nuovo mondo high tech. Nel "pot landscape" grandi vasi accoglievano le radici degli alberi posizionati al piano superiore, mentre schermi e immagini digitali lanciavano messaggi di luci e colori. "Rain landscape" era invece lo spazio dedicato all'acqua, che diventava schermo e supporto di messaggi audiovisivi; grandi tronchi di alberi popolavano il "forest landscape", mentre in cima all'edificio il "polder landscape" ospitava delle grandi pale eoliche e un'ampia superficie verde.
L'attualità del tema dell'ecologia, della sostenibilità e di un nuovo rapporto della natura è stata quindi veicolata tramite un'architettura dalla forte carica iconica, divenuta quindi il primo lavoro con cui lo studio MVRDV ha ricevuto l'attenzione della critica internazionale.
Anche dal punto di vista formale, il padiglione ha enfatizzato il rapporto naturale-artificiale, attraverso l'accostamento e la sovrapposizione di materiali opachi e trasparenti, di verde e tecnologia, di apertura e chiusura verso l'esterno.
In questo "assemblaggio" ritroviamo anche il linguaggio proprio dello studio MVRDV, che negli anni '90 ha sviluppato tipologie costruttive basate sull'accostamento e sulla combinazione di elementi differenti. Ma ad Hannover, ad essere celebrata è stata soprattutto l'architettura del paesaggio, insieme alla sua funzione peculiare di forgiare l'ambiente.
La struttura del padiglione si caratterizzava, infatti, per la sovrapposizione di sei modi di essere del paesaggio.
Dal piano terra, il "dune landscape" conduceva al "greenhouse landscape", spazio il cui la natura, e soprattutto la produzione agricola, mostravano il forte legame con la vita, anche nel nuovo mondo high tech. Nel "pot landscape" grandi vasi accoglievano le radici degli alberi posizionati al piano superiore, mentre schermi e immagini digitali lanciavano messaggi di luci e colori. "Rain landscape" era invece lo spazio dedicato all'acqua, che diventava schermo e supporto di messaggi audiovisivi; grandi tronchi di alberi popolavano il "forest landscape", mentre in cima all'edificio il "polder landscape" ospitava delle grandi pale eoliche e un'ampia superficie verde.
L'attualità del tema dell'ecologia, della sostenibilità e di un nuovo rapporto della natura è stata quindi veicolata tramite un'architettura dalla forte carica iconica, divenuta quindi il primo lavoro con cui lo studio MVRDV ha ricevuto l'attenzione della critica internazionale.
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