sabato 6 novembre 2010

Il realismo espressionista

La guerra del 1914, insieme coi problemi sociali e politici venuti violentemente alla ribalta nel periodo post-bellico, aveva spinto più di un’artista a riflettere sull’esperienza passata e sulla situazione della cultura figurativa così come si stava svolgendo in quegli anni. La riflessione prese un carattere critico, un tono polemico. Si reagiva in tal modo contro tutte quelle forme d’arte che eludevano i problemi più urgenti, i problemi che una realtà d’implacabile orrore rivelava senza mezzi termini. Si reagiva perciò contro le effusioni dell’anima. La soluzione appariva in un’arte radicata proprio in quella realtà contraddittoria e accidentata, in un’arte senza alibi spiritualistici o riformistici: un’arte dura e spietata come la realtà, ma che fosse al tempo stesso utile all’uomo. Un’arte, quindi, non tanto rivoluzionaria nella forma, quanto nel contenuto. Questa fu in particolare la posizione di Kathe Kollwitz, Barlach, Otto Dix, Beckmann, John Haertfield, Hans Grunding. I motivi di tale reazione Grosz li ha fissati in una pagina in cui analizza la situazione che si era creata nella’arte tedesca del tempo: “ L’anima doveva mettersi in gara. Questo fu il punto di partenza di molti espressionisti. Si trattava di signori molto onorabili, un pò troppo meditativi.. nella cosiddetta arte pura, soltanto i sentimenti del pittore rimasero oggetto di rappresentazione, il vero pittore fu costretto a dipingere la propria vita interiore. E da qui ebbe inizio la calamità; il risultato fu che si formarono settantasette tendenze artistiche. Tutti pretesero di dipingere la vera anima. Simultaneità, movimento, ritmo! E questo non era, che un ancor più inutile idealismo: perché in pittura la simultaneità e il puro movimento possono essere espressi soltanto insufficientemente”. “ Entrarono in scena i costruttivisti. Essi volevano la realtà, volevano lavorare per esigenze attuali. Purtroppo nella pratica i costruttivisti commettono un errore: essi non raggiungono il loro scopo perché insistono a rimanere fermi nella sfera d’azione dell’arte convenzionale. Tentano di salvare la bella parola arte, e invece la compromettono. I mobili del Bauhaus di Weimar sono probabilmente costruiti in modo egregio. Però ci si siede più volentieri su sedie fabbricate da falegnami sconosciuti, perché sono comode, che su quelle disegnate dai costruttori del Bauhaus, la cui tecnica romanticamente si compiace di se stessa. Tutto ciò che è stato detto fin qui conduce ad una sola soluzione: liquidazione dell’arte!”. Questa reazione porterà alla formazione di una nuova corrente artistica, detta “Nuova Oggettività”.

L’esperienza di morte e di miseria, insieme con lo spettacolo di ipocrisia patriottica del borghese, l’ostentazione della ricchezza e la boria dei generali, il disordine della sconfitta e il crollo della società nella vergogna. Una delle conseguenze della reazione che andava contro le cause da cui si generò l’aberrazione della guerra fu il dadaismo. Ma la conseguenza più importante fu quella del formarsi di una schiera di letterati, poeti, musicisti, registi impegnati vivamente nella storia di quell’epoca. Veri appoggi per le forze rivoluzionarie, intenti alla critica verso la società, questi si dedicarono alla rinascita della Germania democratica.

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