sabato 6 novembre 2010


Nel 1913 mentre il gruppo della Brucke si scioglieva, il gruppo del Blaue Reiter, fondato nel 1911 da Kandinsky e Franz Marc, rimaneva ben solido. Questo gruppo era nato dalla fervida vita intellettuale e artistica di Monaco dove già, tra il ’90 e l’inizio del secolo, convenivano da ogni parte d’ Europa i giovani che intendevano dedicarsi all’arte. Nel 1909 era già sorta la Neue Kunstlervereinigung Munchen ( la “nuova Associazione degli artisti di Monaco” di cui il presidente era Kandinsky stesso e partecipò a due importanti mostre di cui quella

di Parigi presentò opere di Roualt, Derain, Van Dogen, Vlamink, Picasso e Bracque, ossia i “vecchi” fauves e i nuovi cubisti. Kandinsky e i suoi amici non accettano la poetica della Brucke: l’istinto, il temperamento, la radice fisiologica dell’ispirazione non li persuadono. Ma allo stesso tempo erano anche loro anti-impressionismo, contro il positivismo, contro la società del loro tempo. Essi tendevano ad una purificazione degli istinti anziché mal loro scatenamento artistico; non cercavano un contatto con il primordiale ma un modo di cogliere l’essenza spirituale della realtà. “ far vibrare la segreta essenza della realtà dell’anima, agendo su di essa con la pure e misteriosa forza del colore liberato dalle figurazione naturalistica.

Dalla scissione di questo gruppo nacque la Blaue Reiter. Il nome del gruppo venne dall’incontro naturale dell’amore di Kandinsky per l’immagine fiabesca dei cavalieri e l’inclinazione estetica che Marc aveva verso la bellezza dei cavalli; entrambi poi amavano l’azzurro quindi il nome venne di conseguenza. Ma anche questo sodalizio durò poco in quanto nel 1914 fu organizzata l’ultima mostra. Ma nel 1913 gli artisti del Blaue Reiter furono invitati al Primo salone d’autunno a Berlino e proprio qui rivelarono chiaramente la volontà di mantenersi estranei dal mondo. Il carattere di questo esilio è nient’altro che una protesta ed evasione, non più verso un mondo selvaggio o nelle viscere dalla natura, ma nello spirituale della natura, nell’ “io” dell’anima. Disincantarsi, distruggere l’antica idolatria dell’artista per i fenomeni del reale, purificare l’impuro: ecco cosa un’artista deve fare. La via dell’astrazione è quindi aperta e rifiutano la deformazione fisica dell’espressionismo.

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