sabato 6 novembre 2010





Nell’esposizione dei quadri respinti durante la Secessione Berlinese, i pittori della Brucke videro per la prima volta opere di Otto Muller, e così divenne membro del gruppo Brucke, nonostante le sostanziali differenze artistiche con gli altri membri.

Era un artista “solitario” e ciò lo protesse da influssi esterni troppo forti. Il suo carattere introverso determinò anche la sua formazione, che si compì in modi diversi dagli schemi usuali. Fu apprendista litografo, poi si iscrisse all’accademia ma preferì proseguire da solo i suoi studi orientandosi verso Boecklin, polo opposto dell’Impression

ismo e Franz von Stuck.

Muller era attratto dalla sua allegoria, dal simbolismo, dalla sua capacità di trattare il colore, non più intenso come “estratto” dall’apparizione ottica della realtà, ma come mezzo espressivo che illuminava e sottolineava il contenuto. Malgrado il forte allegorismo, la pittura di Boecklin e Stuck si rifaceva alla realtà e con il suo realismo dava credibilità anche al fantastico.

Per lo sviluppo di Otto Muller fu decisiva l’esperienza con l’opera di Hans von Marees che, partendo dalla concezione contenutistica, aveva sempre perseguito la rappresentazione della figura umana come esempio di umana esistenza. Nei suoi quadri aveva esaminato analiticamente la figura: le diverse posizioni del corpo danno solo nella loro forma un’immagine valida della figura umana. Anche nei movi

menti aveva studiato la rappresentazione da diversi punti di vista. Le figure di Muller sono esenti dall’espressione di ogni dramma spirituale. Sono chiuse in se stesse e rimangono isolate anche in gruppo, senza intime relazioni. Anche la natura è riportata al suo carattere essenziale, senza legami con il paesaggio, isolata nelle sue componenti.

Tre nudi nel bosco, 1911, possiede tutte le caratteristiche stilistiche che contraddistinguono la pittura di Muller. Il dipinto raffigura tre nudi femminili, collocati verso i margini, che dominano la scena mentre una delle tre figure ricopre in altezza l’intero formato. I loro corpi snelli, infantili, sono rivolti uno verso l’altro in un atteggiamento spontaneo e disinvolto. Le capigliature nere e folte rivelano le tipiche zingare di Muller. Il bosco viene rappresentato da diversi tronchi d’albero, che si allungano sullo sfondo come delle linee astratte. Gli spazi tra l’uno e l’altro sono riempiti dall’erba e da un fitto fogliame. Il cromatismo di Muller rimane ancorato al Naturalismo, i corpi bruni si inseriscono

armonicamente nel verde dall’ambiente. Nessun contrasto di colori complementari interviene a drammatizzare la carica espressiva intrinseca alla rappresentazione.

Nell’uso del colore sono pure sensibili i ricordi di Von Marees. Solo gradatamente una più intensa colata cromatica risolse l’originaria contrapposizione fra i corpi chiari e la natura cupa. Ma l’incontro con la Brucke, portò Muller ad una maggiore incisività nel disegno: la struttura del corpo e le sue articolazioni vennero accentuate, i colori tesi, le posizioni del corpo espresse più chiaramente, tramite linee verticali, orizzontali e oblique. Muller accolse da Kirchner la linea zig-zag per ravvivare lo sfondo, si distingue dagli altri componenti in quanto è pittore di figure e poi di paesaggi. La sua immagine archetipa è quella della Madonna a cui lui fa riferimento anche nella rappresentazione di zingare, per cui era attratto. Marcato è il senso per le rappresentazioni e l’ordine geometrico della superficie, la sua arte tende al grandioso, è parietale, non a caso dipingeva a tempera. Usava, come materiale su cui eseguire il dipinto, grossa tela, sulla quale il colore applicato leggermente assume un aspetto gassoso. La superficie è opaca e il modo di dipingere ottiene un effetto affine a quello dell’affresco. Le sue figure maschili hanno quasi sempre i tratti dell’artista stesso, mentre quelli femminili ritraggono le fattezze di sua moglie.

Il suo rapporto con la realtà appare chiaro al dettaglio: la realtà naturale fu per lui fonte di intuizione, creazione. La tensione, la ricerca di espressione drammatica non toccò l’arte di Otto Muller, ma si distingue per la sua intimità pittorica e nella ricerca del primitivo che in Gaugain non diede pace mentre in Muller si.

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