sabato 6 novembre 2010




La rappresentazione dei “disastri della guerra” è uno degli aspetti fondamentali di questo realismo espressionistico. Otto Dix, nel 1924, toccò un vertice essenziale della sua arte con un ciclo di cinquanta acqueforti su questo argomento. Soldato sul fronte occidentale, egli aveva visto gli orrori delle

distruzioni, lo spettacolo angoscioso delle trincee, gli scontri furiosi, le carni dilaniate dalle bombe. E questi orrori, questi spettacoli di morte, egli, nelle sue tavole, li aveva raffigurati con descrizione precisa. Qui il metodo del naturalismo si rivelava ancora una volta necessario per non escludere nessun particolare. Dix, su quella realtà misera e paurosa fissò gli occhi, li teneva spalancati. In questo suo atteggiamento c’era un impeto freddo, di inderogabile determinazione, che dava alla sua visione una particolare durezza. I suoi quadri sono lo specchio fedele di una civiltà perduta o destinata a morire.

Lo stile che egli adoperava era perciò ben giustificato. Il suo gelido espressionismo era tale solo in apparenza, perché nasceva da un giudizio carico di condanna morale ed odio. Il modo di deformare l’immagine mette in risalto quasi con ferocia clinica gli elementi più brutali della visione. “ ho studiato bene la guerra. Bisogna rappresentarla realisticamente affinchè venga capita. L’arista vuole lavorare in modo che gli altri vedano com’è stato. ..della guerra ho scelto i reportage veritieri”. Se in alcune opere il tratto e la stesura del colore testimoniano la sua elaborazione del linguaggio espressionista della forma, in altre è stato invece fondamentale il Futurismo. Lo spazio unitario spezzato da forme di tipo cubista e da linee forza, secondo l’esempio italiano, offriva l’equivalenza formale ideale alle detonazioni dei colpi di granate. Le scene dipinte dopo la guerra in base ai ricordi utilizzano la tecnica della verniciatura trasparente.

Dal 1922 frequentò l’Accademia delle Belle Arti a Dresda e seguì la tecnica del collage del Dadaismo: frammenti di realtà, stralci di giornali, carte da gioco e banconote conferiscono una maggiore pretesa di realismo e veridicità alle immagini delle vittime rese storpie dalla guerra. Vd. La guerra, 1924, la trincea, 1923, guerra di trincea, 1932, Prager Strasse, 1920.


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